Con Draghi dimissionario, l’Italia tutta guarda al 2 ottobre, data più probabile per le prossime elezioni. Gli scenari che si aprono adesso, infatti, sono due. Al termine dell’incontro con i presidenti di Camera e Senato, in programma questo pomeriggio, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe decidere di sciogliere le Camere e quindi mandare il Paese al voto. Oppure, potrebbe affidare l’incarico di formare un nuovo governo a una terza persona, presumibilmente un tecnico, che avrebbe il compito di traghettare l’Italia fino alla naturale scadenza della legislatura, nella primavera 2023. Ciò consentirebbe di portare a termine le ultime riforme dell’agenda di governo. In quel caso, quindi, gli italiani andrebbero comunque alle urne il prossimo anno.

Ipotesi urne il 2 ottobre

Se invece il Capo dello Stato dovesse decidere di sciogliere le Camere, si andrà al voto già in autunno. La data più probabile è quella del 2 ottobre o, nella migliore delle ipotesi, del 25 settembre. Si presenta, infatti, il problema della presentazione della Legge di Bilancio alle Camere entro il 15 ottobre.

Tuttavia, i tempi di indizione delle elezioni, di insediamento delle nuove Camere e quindi della nascita di un nuovo governo sono piuttosto lunghi ed anche rigidi, perché scanditi dalla Costituzione.

I tempi del voto

L’articolo 61 stabilisce che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. In passato tra il decreto di scioglimento delle Camere da parte del presidente della Repubblica e le successive elezioni sono trascorsi sempre tra i 60 e i 70 giorni. Un tempo necessario per far fronte a tutti gli adempimenti, dalla presentazione delle liste – che devono essere accompagnate da un notevole numero di firme – alla campagna elettorale. Se Mattarella dovesse sciogliere le Camere oggi, le date più probabili sono 25 settembre e 2 ottobre.

Cosa accade dopo le elezioni

Una volta votato, sempre l’articolo 61 della nostra Carta, stabilisce che debbano trascorrere non oltre venti giorni per la prima riunione delle Camere. Si arriverebbe quindi tra il 15 e il 22 ottobre. A quel punto, una volta eletti i Presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, il Capo dello Stato aprirebbe le consultazioni, il cui esito dipende dalla chiarezza del risultato elettorale. A seguito delle ultime elezioni, i tempi per la formazione del governo sono stati sempre molto lunghi. Nel 2018 si votò il 4 marzo e il governo Conte I giurò dopo 90 giorni, ovvero l’1 giugno. Nel 2013 dopo le urne del 24 febbraio il governo Letta giurò il 28 aprile, vale a dire 63 giorni dopo. Meglio era andata nel 2008 quando, dopo il chiaro successo del centrodestra il 13 aprile, il giuramento del Berlusconi IV arrivò l’8 maggio, quindi dopo 25 giorni dal voto.