Ieri, sulla tv online del Corriere della Sera, si è tenuto il confronto diretto tra Enrico Letta, Segretario del Partito Democratico e Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Nonostante le ampie divergenze programmatiche, il faccia a faccia è stato all’insegna della correttezza e del rispetto, senza mai esacerbare il tenore pacato delle discussioni. Per moderare gli interventi era presente il direttore Luciano Fontana.
Il dibattito
Quello di ieri è stato il primo confronto tra i due leader di partito che, stando ai sondaggi, al momento riscuotono il maggior numero di consensi. Anche se è stato un evento unico nella campagna elettorale, e probabilmente irripetibile per ragioni di tempistica, sarà difficile che il faccia a faccia potrà influenzare l’elettorato ancora indeciso in vista del voto del 25. Infatti a vanificarne l’effetto polarizzante è stato sia il fatto che i due leader si sono incontrati in una web tv, sia che il tono generale della discussione è stato molto sobrio, senza mai accendersi veramente.
Durante il dibattito, la distanza programmatica maggiore è emersa sui temi legati al lavoro, al reddito di cittadinanza, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e all’Unione Europea, mentre gli unici reali attacchi alle rispettive coalizioni si sono visti esclusivamente sulle riforme istituzionali, sulla politica di gestione dei flussi migratori e sulla politica estera.
I punti di contatto sono invece stati quelli riguardanti la gestione delle conseguenze, in termini di politica estera e interna, del conflitto tra Russia e Ucraina. Entrambi i leader infatti si sono detti a favore delle sanzioni economiche alla Russia e all’aiuto all’Ucraina, in un’ottica generale di adesione all’agenda europea e Nato. Parallelamente, sul fronte interno, Letta e Meloni si sono detti d’accordo nell’adottare misure serie e concrete per il contrasto alle conseguenze inflative derivanti dall’aumento dei prezzi energetici.
In conclusione del confronto c’è stato un momento di distensione, nel quale i due leader hanno espresso la loro ferma volontà di non voler formare un governo di unità nazionale qualora il verdetto delle urne non sarà limpido.