milioni di italiani si stanno recando alle urne per le elezioni politiche, principalmente votando nelle scuole italiane.
Ma nonostante i seggi siano collocati nelle istituti scolastici, non vuol dire che le operazioni di voto si distinguono per il loro corretto italiano.
L’esempio lampante di questa carenza in materia arriva direttamente da un seggio elettorale del Comune di Roma. Su una delle tante buste dirette al Ministero degli Interni che andranno a raccogliere tutti i fascicoli e i voti espressi compare un simpatico quanto significativo refuso, “Colleggio uninominale”.
Anche quando siamo chiamati per partecipare attivamente alla massima espressione della democrazia consentita dal nostro Paese, riusciamo a inciampare e inevitabilmente a sminuire questo importante diritto e dovere civico.
“Il refuso non è concretamente grave, ma è la cartina al tornasole di un’approssimazione diffusa: verbali sbagliati, schede con nomi errati – dichiara un presidente di seggio impegnato in queste ore nelle operazioni di voto – Le elezioni rappresentano il momento più alto della democrazia, ma ultimamente, noto dal mio osservatorio privilegiato, appaiono uno stanco rito di cui tanti farebbero a meno, non cogliendo la libertà che ci viene concessa”.
Altro “simpatico” aneddoto arriva dal Comune di Bologna, dove il nome di Pier Ferdinando Casini – uno che nel circuito elettorale è presente da un bel po’ – è stato scritto in maniera errata e per rimediare è stato applicato un adesivo con il nome corretto.
Insomma, in queste elezioni nessuno si salva, soprattutto l’italiano.