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A Napoli si vende e si compra di tutto. Oggetti, più o meno utili, speranze e raccomandazioni, nell'intreccio tra religione e superstizione che passa da un'invocazione alla Madonna all'attivazione di un cornetto, servizi di ogni tipo, per turisti e per residenti. Un weekend per le strade del centro vale più di qualsiasi statistica. E l'euforia per lo scudetto in arrivo rende l'economia parallela, quella della sussistenza inventata di banchetto in banchetto, una missione che si carica di aspettative.  Lo Stato c'è, perché dà con il reddito di cittadinanza, ma prende pochissimo, o nulla, almeno per la quota di venditori 'fantasma', quelli che si arrangiano dove possibile, allestendo l'esposizione della merce su una sedia o su un muretto. Basta chiedere, senza insistere troppo. Sono quasi tutti percettori di reddito di cittadinanza, come dimostrano i dati ufficiali: nel 2022, a Napoli, 202 persone ogni mille hanno ricevuto il sussidio per almeno una mensilità, ovvero un napoletano su cinque. I venditori abusivi, così come chi vive di espedienti, sono ovunque, in qualsiasi città, è la prima obiezione ragionevole che viene. Vero, ma a Napoli è diverso. L'offerta è gigantesca e la domanda anche. Così come sono imparagonabili con altre realtà gli incassi. In un solo pomeriggio saranno passate di mano migliaia di magliette del Napoli, rigorosamente false, ma anche centinaia di piccoli elettrodomestici, pentole, capi di abbigliamento, scarpe, accessori di ogni tipo. Ci sono, in continuazione, operazioni di scarico di merce. Arrivano camioncini, macchine, scooter che riforniscono a getto continuo punti vendita improvvisati. Non è solo commercio ambulante, è un mercato gigantesco che muove una quantità impressionante di denaro.  E non ci sono solo gli acquisti. C'è anche il mercato legato alla tradizione, alla religione, e alla superstizione. Complice anche la Pasqua che si avvicina. Si intrecciano le processioni di gruppi che portano gli stendardi delle famiglie, con le immagini dei morti, chiedono e incassano denaro al ritmo dei tamburi, per i defunti, per la Madonna, per i santi. Incrociano i venditori di corni rossi, che promettono e invocano fortuna. Per chi li compra, per chi li vende, e, il rito è immancabile, per lo scudetto del Napoli.  Perché il campionato trionfale della squadra di Spalletti è anche un volano economico impressionante. La celebrazione continua, già partita da settimane, promette un'esplosione senza precedenti quando la vittoria del titolo sarà matematica. La data si avvicina e la città si prepara. Spendendo una grande quantità di denaro. Le magliette, le bandiere, qualsiasi tipo di gadget. Ma anche tutto il materiale che serve ad addobbare ogni angolo della città. Tutte le strade dei Quartieri spagnoli, e ogni spazio disponibile, da Posillipo al Borgo marinari, è già allestito. Difficile quantificare i chilometri di nastri bianchi e azzurri, così come l'incasso per chi li produce e chi li vende. Napoli, bellissima, è una città con mille volti. Sono quelli dei problemi, con la criminalità organizzata che controlla e sfrutta, con i livelli di disoccupazione tra i più alti in Italia, ma anche quelli della dignità e della capacità inesauribile di inventare mestieri irregolari. Napoli è una città che vende, compra e produce. Forse più di qualsiasi altra. Per una fascia della sua popolazione, più che altrove, l'economia parallela, sommersa o illegale che la si voglia definire, si somma ai pochi proventi che arrivano dall'economia legale, quelli che in assenza di lavoro arrivano dal reddito di cittadinanza. E la scritta che si trova con frequenza sui muri, 'Tu mi togli il reddito di cittadinanza e io non ti voto', ha un legame stretto con le manifestazioni dei disoccupati e i disordini degli ultimi giorni. Perché tanti di loro, il sabato e la domenica, sono nelle strade a muovere le leve dell'altra economia. (Di Fabio Insenga)  —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)