Il caso della nave Ocean Viking, a cui era stato impedito dalle autorità italiane di sostare per un tempo maggiore a quello necessario allo sbarco dei soggetti fragili, si sta trasformando progressivamente in un caso diplomatico. I francesi, che si sono presi la responsabilità dell’imbarcazione, sono irritati dalla presa di posizione italiana, giudicata irresponsabile e contraria al diritto internazionale. Alle critiche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto con stupore, rivendicando la scelta presa.

Crisi diplomatica

La reazione francese, che per voce del ministro per gli Affari Europei Laurence Boone ha definito come attualmente compromesso il tradizionale rapporto di fiducia che lega le due nazioni, è stata accolta con stupore dalla Presidente Meloni, che l’ha giudicata aggressiva, incomprensibile e soprattutto non giustificata.

Intervistata da France Info, il ministro ha affermato che la decisione italiana sarebbe in contrapposizione con i trattati europei stipulati dall’Italia riguardo alla gestione delle politiche migratorie, affermando che questi “si applicano al di là della vita di un governo, altrimenti se dovessimo cambiare ogni volta le regole sarebbe insostenibile. Il governo italiano attuale non ha rispettato il meccanismo per il quale si era impegnato e si è rotta la fiducia. Credo lo si possa dire, perché c’è stata una decisione unilaterale che ha messo vite in pericolo e che, del resto, non è conforme al diritto internazionale”.

Come immediata conseguenza del respingimento dell’imbarcazione, la polizia francese ha diramato un comunicato ufficiale in cui si afferma che alla frontiera franco-italiana sono entrati in vigore controlli potenziati per, si legge nel testo, “controllare le stazioni, gli assi secondari soprattutto di Mentone, ma anche Sospel o Breil-sur-Roya, assi autostradali, in particolare l’A8, le uscite e i pedaggi sulle autostrade”.

Intervenuta sul tema durante la conferenza stampa sul nuovo Decreto Legge Aiuti, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto con fermezza alle accuse francesi, facendo soprattutto leva sul fatto che la condotta risponda sia ad un’esigenza reale, relativa all’impossibilità fattuale di accogliere un numero così elevato di individui, sia ad una programmatica, essendo tale condotta legittimata dalle richieste dell’elettorato.

“Quando si parla di ritorsioni in un dinamica Ue qualcosa non funziona. Sono rimasta molto colpita dalla reazione aggressiva del governo francese, incomprensibile e ingiustificabile. Ora tre cose possiamo fare: possiamo decidere che siamo l’unico porto d’Europa ma non sono d’accordo, non ho avuto questo mandato dagli itaiani. Ipotesi due: non credo che si debba litigare ogni volta con Francia, Grecia, Spagna, Malta…Unica soluzione comune, e ne ho parlato con Macron, Germania e Ue, è la difesa dei confini esterni dell’Ue, bloccare le partenza, aprire hotspot. Abbiamo speso milioni di euro per aiutare la Turchia, ora serve una soluzione europea”. “Io continuo a dare la mia disponibilità per incontrarci e per mettere sul tavolo le soluzioni perché io francamente non so quale siano. Noi non siamo più in grado di occuparcene ed abbiamo un mandato per occuparcene in modo diverso”.