Le condanne nei confronti di Salvatore Buzzi e di Massimo Carminati, attori protagonisti del processo “Mondo di Mezzo”, sono diventate definitive. La sentenza dei supremi giudici, che hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione, mette la parola fine ad un travagliato iter processuale, durato per quasi un decennio.

La sentenza

I due dominus del processo che ha sconvolto il mondo istituzionale italiano sono stati condannati ad una pena assai severa, ovvero dodici anni e due mesi per Salvatore Buzzi (ex imprenditore romano) e dieci anni per Massimo Carminati (ex Nar e Banda della Magliana). Mentre per il primo condannato potrebbero riaprirsi le porte del carcere per la parte residua di pena da scontare (circa sette anni), per il secondo, presente in Cassazione alla lettura della sentenza, potrebbe aprirsi la possibilità di commutazione della pena tramite misure alternative.

I giudici della seconda sezione penale della Cassazione hanno rigettato i ricorsi presentati dalle difese dei due imputati, accogliendo le richieste della Procura Generale della Cassazione, confermando dunque le condanne determinate dall’Appello Bis del marzo 2021, procedimento a cui si era giunti dopo che la Suprema Corte, a ottobre 2019, aveva fatto cadere per tutti gli imputati del processo “Mondo di Mezzo” l’ipotesi di reato per associazione mafiosa.

La conferma della sentenza è stata accolta con favore dalla Pg Lidia Giorgio, nella misura in cui riconosce fondamentalmente lo statuto criminale dell’organizzazione, nonostante la riduzione della pena conseguente alla caduta dell’impianto accusatorio originale, che accumunava l’organizzazione ad una struttura criminale verticistica di stampo simil mafioso. A tal proposito la Giorgio si è espressa, nella sua dura requisitoria, affermando che “pur a fronte della riduzione ad associazione semplice, i fatti permangono gravi”.