Nel 2021 i poveri assoluti in Italia sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. Questo è il dato allarmante presentato oggi da Caritas Italia in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà. Il 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale dal titolo “L’anello debole” redatto da Caritas Italiana, che prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di Ascolto su tutto il territorio nazionale, rimarca con forza che non esiste un solo tipo di povertà. Ce ne sono tante, acuite dai disastrosi effetti della pandemia, ancora in corso, e dalle ripercussioni della vicina guerra in Ucraina.

Caritas Italiana ipotizza inoltre che la situazione andrà peggiorando sempre di più a causa di un contesto economico disastroso, dove molte famiglie non hanno la possibilità neanche di pagare le bollette e non possono far altro che chiedere aiuto alla rete Caritas.

Povertà assoluta ai massimi storici

Secondo il rapporto di Caritas Italiana, nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza è più alta nel Mezzogiorno, mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest.

Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le 1 famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro. È cresciuta meno della media per le famiglie piccole, con anziani, composte da soli italiani.

I giovani sono i più penalizzati

Purtroppo tra gli “anelli deboli” troviamo i più giovani, colpiti da varie forme di povertà, dalla povertà ereditaria alla povertà educativa. Solo l’8% dei giovani con genitori senza titolo superiore, infatti, ottiene un diploma universitario (la media Ocse è del 22%); la percentuale sale al 65% per i figli dei laureati (OCSE). A volte i ragazzi sono penalizzati anche dal loro background familiare: per i nati in famiglie poste in fondo alla scala sociale (nell’ultimo quintile di reddito) diminuiscono le chanches di salire i gradini della scala sociale. Tra loro il 28,9% resterà proprio nella stessa posizione sociale dei genitori. Il rapporto, inoltre, evidenzia che in Italia occorrono 5 generazioni per una persona che nasce in una famiglia povera per raggiungere un livello di red-dito medio (la media OCSE è di 4-5 generazioni).