“Il secondo emendamento non è assoluto”, l’affermazione di Joe Biden che, in occasione dell’anniversario della morte di George Floyd, è tornato a parlare della strage di Uvalde e del bisogno di una regolamentazione sulle armi. Una frase forte quella utilizzata dal presidente degli Stati Uniti che però fa capire la gravità del momento e la necessità di un cambiamento. Biden ha inoltre annunciato la firma di un provvedimento esecutivo che ordina alle agenzie federali di rivedere le prassi sull’uso della forza.

Il secondo emendamento

“Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.” Questo il testo del secondo emendamento, sancito nel 1791, che Biden ha definito come “non assoluto”. Le sparatorie di massa hanno raggiunto livelli mai visti prima, nel 2022 siamo a più di 200 in meno di 6 mesi, e la necessità di riformare l’argomento sicurezza e armi negli Stati Uniti è diventata ormai una prerogativa. Andare oltre la cultura delle armi che in America è, dalla sua nascita, un aspetto ben radicato e che  da tempo divide il Paese. Il secondo emendamento è figlio delle radici storiche legate all’occupazione britannica e spagnola. Allora il possedere un’arma era l’unica difesa che le milizie americane avevano per difendersi dagli attacchi, oggi invece è la difesa personale e della proprietà privata. Sono state molte le modifiche e gli adattamenti delle legislazioni su questo tema, più o meno restrittive nel corso degli anni. Il possesso di un’arma è diventato un diritto inviolabile, al pari del diritto di voto e di libera espressione, quando nel 2008 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emanato un’interpretazione ufficiale sul secondo emendamento.

L’ordine di revisione all’uso forza della polizia

Sono passati due anni dalla brutale uccisione dell’afroamericano George Floyd, soffocato da un agente a Minneapolis. Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo che ordina alle agenzie federali di rivedere le prassi sull’uso della forza. Vengono vietate tattiche come il chokehold (la presa al collo )e limita le perquisizioni senza avviso. Il provvedimento, inoltre, ha l’obiettivo di creare un database nazionale in grado di tracciare la cattiva condotta dei poliziotti. L’ordine richiede alle agenzie federali di varare nuovi strumenti per controllare faziosità e pregiudizi tra agenti assunti e da assumere, compresa la promozione della violenza e di visioni suprematiste. Una misura che, come spiegato dal presidente, è stata creata per aumentare la trasparenza e la responsabilità delle forze dell’ordine che devono rendere conto del loro operato. Un primo passo verso la riforma della sicurezza tanto voluta da Biden.

Il momento più sbagliato per una convention sulle armi

Nella città del Texas si apre domani la convention annuale della National Rifle Association (NRA), la potente lobby della armi americana. Biden ha puntato il dito proprio su questo evento e sull’associazione rea di bloccare da anni la riforma sui controlli per la detenzione delle armi. “Il Congresso deve passare la legge sul controllo dei profili di chi vuole acquistare armi, vietare i fucili d’assalto e i mitra” ha affermato Biden che spera di poter sbloccare una situazione che è ferma da due anni. La NRA che supporta il secondo emendamento e che insieme ai repubblicani non vuole far passare questa riforma. La stessa associazione però è ormai in crisi da anni, dichiarando bancarotta lo scorso anno, e avendo investito “solo” 2 milioni di dollari sulle campagne di pressione al Congresso. Cifre ben distanti dagli oltre 70 milioni riversatisi sul Congresso dalle compagnie tecnologiche, e i 92 milioni di dollari dalle aziende farmaceutiche. Intanto diverse manifestazioni sono già in programma e molti dei leader attesi per questo evento potrebbero disertare. A partite dal Governatore del Texas Greg Abbott e il senatore repubblicano Ted Cruz, grande sostenitore delle armi e diventato virale dopo l’intervista ad un memoriale per le vittime del Texas. Unica presenza confermata è quella dell’ex presidente Donald Trump che in merito alla tragedia di Uvalde ha dichiarato “in questo momento l’America ha bisogno di soluzioni e leadership reali, e non della partigianeria politica”.