“Non lo so, non ricordo”. Lo ha ripetuto più e più volte il cardinale Angelo Becciu dinanzi ai documenti che gli sono stati mostrati nel corso della quindicesima udienza del processo che si sta celebrando in Vaticano per far luce sull’utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato. L’udienza più lunga di sempre, durata oltre otto ore e caratterizzata da momenti di tensione tra il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, e i legali della difesa. Tanto che a un certo punto il presidente del tribunale, Giuseppe Pignatone, è stato costretto a sospendere l’udienza per calmare gli animi.

Il nervosismo in aula ha raggiunto i massimi livelli quando Diddi ha mostrato al porporato documenti da lui firmati e ha fatto nomi di persone e società che hanno gravitato a vario titolo attorno agli affari oggetto dell’inchiesta.

Angelo Becciu ha utilizzato molte volte la locuzione “non ricordo”, adducendo come motivazione alla scarsa memoria l’età e lo stato di stress provocato dal processo. Il cardinale ha sostenuto di non conoscere il contenuto di molti dei documenti che recano la sua firma, affermando di averli siglati senza leggerli ma semplicemente fidandosi.

Chi non si è fidato, invece, è stato il promotore di Giustizia. All’ennesimo “non so, non ricordo” di Becciu, arrivato alla domanda su “come sia possibile firmare senza controllare”, Diddi ha replicato “Fa finta di non saperlo”. Frase che ha scatenato la reazione dei legali del porporato portando Pignatone a una breve sospensione dell’udienza.

Cecilia Marogna

Buona parte dell’interrogatorio ha riguardato la vicenda Cecilia Marogna, la manager sarda conosciuta nel 2016 che vantava legami con i Servizi Segreti italiani. I contatti sono proseguiti nel tempo, anche dopo che sono emersi particolari sulle spese “inappropriate” effettuate dalla donna con i fondi della Segreteria di Stato. Su questo punto in particolare, il cardinale Becciu ha ribadito che Marogna ha sempre negato di aver utilizzato quei soldi per scopi personali. Non è invece voluto tornare sulla questione dei fondi stanziati per liberare una suora un Mali.

Becciu ha confermato che la manager sarda ha passato una notte nel suo appartamento. “Cecilia Marogna dormì a casa mia per paura di contrarre il Covid in hotel. Dovevamo parlare – ha spiegato il cardinale – e si fece tardi. Le suore mi dissero che aveva paura del Covid e non voleva andare in albergo. Io acconsentii. La rincontrai la mattina dopo a colazione”. Il porporato ha anche sostenuto di aver incontrato Cecilia Marogna a Natale scorso e dopo il rinvio a giudizio come “atto sacerdotale”.

Le dimissioni di Milone

Il cardinale Becciu è tornato sulle dimissioni di Libero Milone, ex revisore generale dei conti vaticani. Il porporato, dopo aver chiarito di aver parlato con il Papa nei giorni scorsi per chiedere l’autorizzazione a poter rilasciare dichiarazione sul tema, ha spiegato: “Non ho alcuna responsabilità sulle dimissioni del dottor Milone. Diedi solo corso alle indicazioni del Santo Padre, che mi disse: ‘Eccellenza, le chiederei di chiamare il dottor Milone e dirgli che non gode più della fiducia del Santo Padre e deve dare le dimissioni’”.

Perlasca parte civile nei confronti di Becciu

Pignatone ha ammesso la costituzione quale parte civile di monsignor Alberto Perlasca nei confronti del solo cardinale Angelo Becciu, dichiarando inammissibile la richiesta per gli altri capi d’imputazione. Il presidente del tribunale vaticano, respingendo le eccezioni delle difese, ha spiegato che la costituzione “può essere fatta in ogni stato del procedimento ed anche nel dibattimento fino a che non sia compiuta l’assunzione delle prove”.