Domenica 12 giugno gli italiani sono chiamati alle urne. Insieme ai referendum sulla giustizia, si voterà anche per le elezioni amministrative in 974 comuni. Si tratta di una sorta di election day simile a quello del 2020. Il Viminale ha deciso, infatti, di accorpare le votazioni in un’unica data sia per ragioni economiche che sanitarie. Decisione poi ratificata da parte della Corte costituzionale.

I seggi aperti nella sola giornata di domenica 12 giugno dalle ore 07.00 fino alle ore 23.00. Una volta terminate le votazioni, si procederà con lo spoglio delle schede. Verranno scrutinati prima i cinque referendum e successivamente, a partire dalle ore 14.00 di lunedì 13 giugno, inizierà lo scrutinio delle amministrative.

Nei Comuni con più di 15.000 abitanti, laddove si rendesse necessario un ballottaggio questo si terrà due settimane dopo il primo turno delle amministrative, ovvero in data domenica 26 giugno.

Amministrative: dove si vota

Al voto per eleggere il nuovo sindaco andranno gli elettori di 974 comuni. Di questi, 756 appartengono a Regioni a statuto ordinario e 218 a Regioni a statuto speciale. I capoluoghi di Provincia che andranno alle urne sono 26: Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Catanzaro, Como, Cuneo, Frosinone, Genova, Gorizia, L’Aquila, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo. Di questi, quattro sono anche capoluogo di Regione: Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo. Dei 974 comuni che saranno chiamati ad eleggere la nuova amministrazione, 142 hanno più di 15mila abitanti.

Le modalità del voto

Le modalità di espressione del voto cambiano a seconda del numero di abitanti del comune. In ogni caso, però, i cittadini, dovranno recarsi ai seggi muniti di scheda elettorale e documento di identità. Nei comuni fino a 15.000 abitanti si può esprimere la preferenza sul nominativo del candidato sindaco o sul contrassegno della lista a lui collegata o su entrambi: in ogni caso, il voto viene attribuito sia alla lista di candidati consiglieri che al candidato. Viene eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti.

Nei comuni con più di 15.000 abitanti invece la procedura è più articolata. I cittadini possono tracciare un solo segno sul rettangolo di un candidato sindaco, senza segnare alcun contrassegno di lista: in questo caso il voto viene attribuito solo al candidato. Possono anche esprimere la preferenza per una delle liste o tracciare due segni, uno sul nominativo del candidato sindaco e una su quello delle liste a lui collegate: in entrambi i casi il voto viene attribuito sia al candidato sia alla lista. C’è anche la possibilità di esprimere un voto disgiunto, tracciando un segno sul nominativo del candidato e un altro su una delle liste non collegate: in questo caso il voto viene attribuito sia al candidato sindaco sia alla lista. È eletto sindaco al primo turno il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno).

Se nessun candidato raggiunge la soglia si tornerà a votare domenica 26 giugno per il ballottaggio tra i due candidati più votati. All’eventuale turno di ballottaggio il voto si esprime tracciando un segno su uno dei due rettangoli con il nominativo del candidato sindaco.

I candidati nei capoluoghi di Regione

Da nord a sud, saranno quattro i capoluoghi di regioni chiamati alle urne per scegliere il nuovo sindaco. A Genova ci sono ben sette candidati. Oltre al sindaco uscente Marco Bucci, sostenuto dal centrodestra, si presentano altri sei concorrenti. A L’Aquila si sfideranno quattro candidati tra cui il sindaco uscente Pierluigi Biondi, che corre per un secondo mandato col sostegno del centrodestra. A Catanzaro concorrono per la carica di sindaco 6 candidati. Non c’è l’attuale sindaco Sergio Abramo. Palermo dovrà scegliere il successore di Leoluca Orlando, che dopo due mandati di seguito non può ricandidarsi. In tutto i candidati in lizza sono sei.