(Adnkronos) – "Ho capito che sarei diventata carabiniere quando ho seguito a scuola un incontro tenuto da un capitano. Mi piaceva la divisa, la parte buona del Paese. Proprio come mio padre, che lavorava al 118 e per me era un eroe. Sono nata e cresciuta in un borgo umbro, un contesto dove i carabinieri rappresentano un punto fermo per la gente. Volevo essere anche io così, e a 21 anni sono entrata nell'Arma. All'inizio non è stato facile, ho scelto un mestiere fino a non troppo tempo fa appannaggio degli uomini; ma mi sento parte di un cambiamento generazionale importante, dove noi donne stiamo rovesciando il tavolo apparecchiato di pregiudizi e stereotipi". E' il racconto che fa all'Adnkronos il maresciallo capo Alessia Scorpioni, in servizio al comando Carabinieri di piazza Venezia. Ha 33 anni Alessia, la tenacia di chi ha iniziato sapendo di dover dimostrare e faticare il doppio rispetto ai colleghi maschi e l'ambizione di chi è consapevole di avere oggi tutti gli strumenti necessari per arrivare in alto, più su rispetto ai vecchi stereotipi. "Il fatto che abbiamo un Presidente del Consiglio donna è la dimostrazione che i tempi sono cambiati, ormai dalla nostra parte – dice – E' il segnale per noi di non arrenderci, di guardare dritto verso l'obiettivo, per salire la scala gerarchica. Mi lascio alle spalle quel velo ironico che ogni tanto agli inizi avvertivo negli sguardi e nelle battute di colleghi e cittadini. Quella sensazione di essere 'da tutelare' e proteggere. Ogni tanto è stato necessario alzare la voce, imporsi, non solo con il cittadino, ma anche con i colleghi e ad oggi stiamo salendo sempre di più, a un'altezza tale da dire che forse siamo alla pari. Siamo le più temute, all'ufficio denunce non è raro ricevere i complimenti di chi ci dice che non si aspettava tanta caparbietà e fermezza".  "Dalla nostra abbiamo una sensibilità diversa dagli uomini e non è raro che chi si rivolge a noi carabinieri sia più propenso a raccontare quanto subito a chi magari ha più facilità a instaurare empatia. C'è molto da fare, invece – sottolinea – sul pensiero comune di noi italiani, quello che fa ancora fatica ad accettare una donna impegnata prioritariamente nel lavoro. Io sono single, ma amo così tanto il mio lavoro da sentirmi ugualmente appagata. Ho mio padre che mi incalza su marito e figli, ma io ci rido su e penso che possiamo rappresentarlo noi questo cambiamento. Alle donne auguro proprio questo, di abbandonare tutti gli stereotipi che non ci portano da nessuna parte e di perseguire gli obiettivi ai quali credono perché abbiamo tutte le possibilità, le capacità per farlo". (di Silvia Mancinelli) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)